HABITAT
L'habitat (termine latino che significa abita) è il luogo le cui caratteristiche, fisiche o abiotiche, possono permettere ad una popolazione di specie diverse di vivere e svilupparsi.
Il Duke's è nato come un "Neighbourhood Restaurant & Bar" cioè un luogo di quartiere dove è facile incontrarsi e socializzare. Un luogo 'cult' in cui il piacere estetico per il design e per l’atmosfera globale che è stata creata, anticipa il godimento stesso del cibo o delle bevande.
Al Duke’s si va anche per guardare, per stupire, per divertire e divertirsi, esaltando valenze comportamentali alternative.

L'habitat del Duke's si caratterizza per la qualità dei suoi spazi che ti invitano ad entrare e passare una piacevole serata con gli amici.

Un habitat dove i sensi sono continuamente sollecitati. Un habitat di buon gusto ma senza costrizioni o formalismi. Semplice e naturale come i materiali e gli ingredienti che compongono la sua ricetta.

CASUAL
Il progetto del Duke’s, curato dallo Studio Nemesi di Roma, è quello di un edificio dichiaratamente d’avanguardia che si contrappone fortemente con il contesto borghese dei Parioli.
Un’architettura che si può definire “destrutturata” per la capacità di rompere gli schemi canonici e di tessere legami con altre discipline come la grafica pubblicitaria, la moda, la cucina internazionale.
Il concetto base in tutti gli interventi dello Studio Nemesi è quello della fluidità spaziale, senza diaframmi tra interno ed esterno, tra ambito pubblico e privato: condizione che stimola modalità diverse di fruizione degli ambienti.

“La convivialità consolida i rapporti - afferma il sociologo Francesco Morace – il culto del privato è sfociato nella socializzazione che dà sicurezza; le occasioni di consumo si trasformano in occasioni di vita”. Al pari dell’architettura, l’arte della cucina tende a legare componenti e linguaggi diversi: la sinergia tra le due attività è pertanto logica e naturale.

LIVELY
Un bancone bar con un design unico creato nel 1998 da una stretta collaborazione tra lo studio di Architettura Nemesi e l'artigiano Branca.
La sua forma accogliente simboleggia un'onda che si contrappone dinamicamente al pontile che attraversa il locale. E' rappresentato nel logo del Duke's con il colore blu ed è simbolo della fluidità e del divenire, tipici dei momenti trascorsi intorno al bancone.
Al bancone ci si incontra per parlare, ridere, ricordare, sognare o semplicemente stare assieme. Un luogo vivo e accogliente dove passare dei momenti piacevoli e spensierati.

Il bancone del bar è diventato un elemento essenziale dell'habitat del Duke's ed è entrato nel cuore di tutti i clienti che lo frequentano e dei bartender che ci lavorano.

NATURAL
Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre... Ma non può contenere la primavera".
Mohandas Karmchand Gandhi
Con l'arrivo dei primi tepori gli spazi del Duke's si aprono permettendo di cenare all'aperto all'interno del nostro giardino. Luci, colori e profumi avvolgono la serata creando un'atmosfera unica. E' un piacere che non si può contenere! non si può fare a meno di prenotare e venire al Duke's.
Lo spirito del giardino del Duke's pervade tutti gli spazi del locale che sono realizzati unicamente con materiali naturali. Legno, ferro e pietra si alternano unendo gli spazi esterni con quelli interni, creando un ambiente naturale unico nel suo genere.

Il giardino del Duke's, un'oasi di verde all'interno dei Parioli, è aperto dal 1 maggio al 31 ottobre.

TASTEFUL
La lavagna è un luogo immaginario che rappresenta lo spirito del ristorante. La lavagna è un luogo di ritrovo, di condivisione e di scoperta attraverso la quale vi trasmettiamo quali sono le nostre proposte creative del momento.
Se consideriamo i desideri come la capacità di immaginare una realtà alternativa, ci possiamo rendere conto di come sia importante favorire la creatività insita in ognuno di noi. Scoprire e provare nuovi piatti e nuovi vini stimola i nostri sensi, ci fa sentire vivi, ci apre agli altri e alla socializzazione.
“I become aware of everything that touches my tongue, my palate, my mouth. I open myself to sensation, to the taste of things and people. My lips and my tongue are among the most sensitive areas of my body. I use them in full consciousness to come into contact with the world. Like a child, I make a game of putting into my mouth whatever I am drawn to, and rediscover forgotten tastes. I allow my body to come into a state of vibration through fine foods. I benefit from the sharing of a meal in order to let all my senses open to the presence of the others.”
Daniel Odier, Desire, 2001